La tenerezza e l'impegno

Rino Malinconico recensisce il libro di Giosué Bove "I fantasmi e il mare"

L’impressione che dà il bel libro di Giosuè Bove è quella di un autodafé. Nel 1935 Elias Canetti segnò con questo titolo, che rimandava alle sentenze e ai roghi dell’Inquisizione, il suo capolavoro. Era, quella, la narrazione di un fallimento, il fallimento del vivere come sapere, come erudizione: il protagonista, il sinologo Peter Kien, brucia alla fine assieme a tutti i suoi libri. Anche in questi brevi e densi racconti di Bove è prospettato impietosamente un fallimento: la sconfitta del vivere come attivismo politico, lo scacco dell'intellettuale engagè, il disastro storico e morale di chi prova a scarnificare la sua particolarità e a definirsi soltanto come parte del tutto, fino a ragionare su di sé esclusivamente a partire dalle dinamiche e dai movimenti collettivi ... leggi tutto ....

dieci racconti brevi e cinque poesie

Un colpo d'ali e sei in volo sulla tua vita. Tutto ti sembra piccolo e lontano. Ma poi la fatica ti prende e scendi, sei costretto a guardare da vicino. Il rischio è di non saper più riprendere il volo e restare ancorato al mondo così com'è. O quello opposto, della repentina ripresa di quota che straccia ogni legame e che consuma la memoria, lasciando cadere nell'oblio ciò che è stato. I racconti e le poesie de "i fantasmi e il mare" nascono dal desiderio di continuare a volare senza dimenticare, fissare i ricordi, mettendo in un cassetto fotografie, sogni, sorrisi. Anche in disordine, ma pronti ad essere ripresi.

di giosuè bove

Nato nel 1960 in provincia di Caserta, ha vissuto gli anni ’70 e ’80 a Napoli, nel clima effervescente dei movimenti studenteschi e delle lotte sociali del dopo terremoto. Ha partecipato, dopo l’89 e la caduta del muro di Berlino, senza nostalgie e insieme a tante e tanti, all’ardua impresa di mantenere la speranza di un altro mondo possibile. E a quella speranza, ancora oggi, nonostante tutto, non intende rinunciare.

prologo

Quando con la coda dell'occhio vidi l'automobile arrivare ad alta velocità sulla mia destra e un istante dopo sentii il mio veicolo sollevarsi da terra e girare in aria dopo il violento urto, il tempo rallentò quasi a fermarsi. Non provavo paura né dolore. Solo mi prese una grande nostalgia e i ricordi si intrecciarono al respiro. Disordinati come oggetti sparsi in un cassetto, come fotografie improvvisamente ritrovate. Immagini remote, confuse, che in quegli attimi presero vita, si disposero in cerchio attorno a me. Ebbi il tempo di sentire fame e mi conquistò una piacevole, rilassante arrendevolezza al fato. Poi la macchina cadde pesantemente sull'asfalto sul lato sinistro e cominciò a pattinare roteando. Vidi la grigia trama delle pietre incollate nel nero della pece sfilare al mio fianco, mentre esplodevano i cristalli e una nuvola di scintille invadeva il mio campo visivo. Lentamente cominciai a sognare.